Il grande cantiere immaginario e il piccolo cantiere reale

Cappuccino, té e latte caldo… E si riparte!

La Romania ha un grande sogno, l’Europa, ed é quindi un grande cantiere immaginario. Appena si esce da Arad, direzione Timisoara, tutto questo è evidente: iniziano i cartelli con scritto “Casatenda vende terreno”, ci sono le solite aziende internazionali e multinazionali (Vodafone, Fiat, Volvo , Mapei, Orange, Unicredit ed altre banche), enormi prefabbricati in costruzione, l’immondizia nei campi e la natura al servizio del bitume.

Il grande cantiere immaginario finanziario è alle porte.

Usciamo dalla strada principale e ci addentriamo in una secondaria. La strada passa fra due file di case di stesse dimensioni, con cancelli in ferro che si affacciano lungo un vialetto. Subito dopo c’è un canale per l’acqua circondato da alberi con la base del fusto dipinta di bianco. Sono dipinti per evitare che gli animali li mangino. Questa disposizione è presente in gran parte dei paesi della Romania.

Subito dopo il paese ci sono lunghe distese di campi, ci fermiamo per fare delle riprese e salutatiamo un pastore. Un attore di un cantiere reale.

Arriviamo a Firiteaz, dove vive un mio amico. La sua abitazione è simile a 8 anni fa, però ora è in mattoni. Il pavimento é in terra battutta e non c’e’ acqua corrente in casa. Lui e i suoi figli sono gli scarti del cantiere immaginario e la moglie giovanissima, oltre ad essere scarto, rappresenta il dolore di essere donna in una vecchia rappresentazione sociale simile in molti paesi a prescindere dalle loro condizioni ecconomiche. Nel villaggio non ci sono stati grandi cambiamenti si vedono gli scheletri della cooperazione internazionale, anch’essa attrice del cantiere immaginario.

Il mio amico Leontin lavora come capo magazziniere in una azienda agricola produtrice di cereali biologici e guadagna intorno ai 200 euro al mese. Il proprietario di questa azienda è un giovane svizzero di nome Christian che abbiamo intervistato..

Lui si è trasferito dalla svizzera perchè essere agricoltore nel suo paese è difficile per il costo proibitivo della terra. Non si trovava bene nel cantiere immaginario in cui viveva.

La sua scelta deriva dalla convinzione che l’economia nei paesi sviluppati non è quella reale perchè offre solo ricchezza fittizia.

La ricchezza immaginaria ha ridotto il potere d’acquisto della moneta fino a renderla irreale e il sistema economico ha impoverito i rapporti interpersonali rendendoli immaginari, distaccati e freddi.

Colpito dalla povertà ma soprattutto dalla sue potenzialità inespresse, nel 2004 sì è trasferito in Romania. Con la sua azienda garantisce lavoro a 9 persone a tempo indeterminato. Ha sposato un sistema di produzione rispettoso dell’ambiente e con una buona percentuale di sostenibilità.

Forse Christian è attore di un cantiere economico reale… forse rappresenta quella parte di giovani che non si accontentano, che cercano qualcosa di diverso, una possibilità di cambiamento, un cantiere reale in cui ci sia sostenibilità senza esclusione economica e sociale e la realizzazione di veri rapporti personali inserita in una rappresentazione sociale più innovativa e sincera.

1 Responses to Il grande cantiere immaginario e il piccolo cantiere reale

  1. miha ha detto:

    Interesante!
    Ma è vero anche che ciò che vedi dipende anhce da dove e come rivolgi lo sguardo

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